Il nuovo film di Nolan racconta la lotta di un gruppo per la sopravvivenza, la fuga da un nemico invisibile ma non per questo meno terribile.
Il terrore senza volto
La prima cosa che ci colpisce del film è l’assenza del nemico, del suo volto, dei suoi lineamenti. E’ dunque un nemico anonimo ma allo stesso tempo la sua presenza è ovunque. La paura e l’angoscia sono palpabili.
Come non pensare al “terrore senza nome” teorizzato dallo psicologo Wilfred Bion. Il terrore senza nome indica la condizione del bambino preso da emozioni sconosciute e incomprensibili, angosciose. Quando le emozioni non trovano nome e vengono vissute come stati psicosensoriali angosciosi, il bambino vive quella condizione chiamata il terrore senza nome. Questo particolare stato di angoscia è possibile che si ripresenti in età adulta come ad esempio negli attacchi di panico in cui si vive un senso di pericolo imminente e di angoscia senza causa apparente.
In Dunkirk sappiamo solo che il terrore ha il nome di “tedesco” ma non riusciamo a vederlo.
Come si affronta qualcosa di più grande di noi? Come si superano le nostre paure? Come si affronta l’ignoto?
Ecco che il film ci presenta tre personaggi, tre caratteri diversi e allo stesso tempo tre modalità di affrontare il “nemico”.
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